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["E chi non vede senza meraviglia l’opera di Francesco Marcolini da Forlì?" (G. Vasari, Vite de’ Pittori)]

["E chi non vede senza meraviglia l’opera di Francesco Marcolini da Forlì?" (G. Vasari, Vite de’ Pittori)]

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["E chi non vede senza meraviglia l’opera di Francesco Marcolini da Forlì?" (G. Vasari, Vite de’ Pittori)]

by Marcolini Francesco

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Milan, Italy
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2° (mm 313x211); cc. 104 [recte]. Pergamena coeva con, ai tagli, decorazioni a secco a forma di carte da gioco. Bellissimo esemplare.

A splendid, unsophisticated copy in its original vellum binding. On the three edges of the book, blind-tooled decorations in the shape of playing cards.

Seconda e definitiva edizione (la princeps è del 1540).

Second edition, definitively enlarged and corrected by the Author.

The books provides answers to fifty questions, thirteen of which are to be asked by men, thirteen of which are to be asked by women, and the remainder of which may be asked by both men and women. The allegory of the human quality or defect corresponding to the question must then be sought and a pair of cards drawn. After further steps involving the drawing of further cards (five in total), one reaches an answer taken from one of the great philosophers. The answers of the philosophers were put into terzine by Lodovico Dolce.

The title woodcut, after a design by the Mannerist painter Francesco Salviati, is signed by his pupil Giuseppe Porta, to whom the other woodcuts are also attributed. Servolini (Marcolini, p. 20) rejects the attribution of the portrait to Salviati and attributes it instead to Titian. Mauroner (Incisioni di Tiziano, p. 42, no. 7, plate 22) also assigns it to Titian.

Casali, 78: "Il […] frontispizio è occupato dal medesimo intaglio figurato [della prima edizione]; e a tergo eguale ancora colle cariatidi e la dicitura come in quella, ma il ritratto vi è cangiato. Essendo trascorsi dieci anni fra l'una e l'altra edizione, per conseguenza in questa seconda il Marcolini apparisce più vecchio. A pag. 3 la solita dedicatoria senza data al Dvca di Ferrara: le pag. 4 e 5 contengono l'Instrvttione de l'Opera a due colonne in carattere assai minuto; e le 6 e 7 la Tavola de i Quesiti. Dalla pag. 8 in avanti seguono le Sorti distribuite con nuovo metodo e con le figure situate diversamente dalla impressione del 1540. La detta pag. 8 contiene la Via Croce coi quadri di Bellezza, di Hvmiltà ec.; la 9, le diverse combinazioni delle carte da giuoco e l'intaglio di un'allegoria, che rappresenta la Verità simile all'impresa tipografica del Marcolini: le due pagine che seguono sono ambo numerate col 10, e contengono la figura di un filosofo e i ternari per risposta alle domande. Così seguita l'Opera di quattro in quattro pagine sino alla fine, colle allegorie e coi filosofi sempre cangiati, e con la numerazione ripetuta sempre a due a due nelle pagine delle risposte: ond'è che in vece di terminare il giuoco con pagina segnata 207 finisce col numero 157 […]. [L'ultima facciata] contiene l'intaglio medesimo posto pure in fine alla prima impressione delle Sorti; ed entro vi si legge: Soli Deo honor et gloria; poi l'impresa in mezzo alla parola Veri-tas; quindi il registro A-CC. Tutti sono duerni […]. La sopradescritta edizione sebbene sia meno rara della prima, tuttavolta è ricercata a preferenza, specialmente in Francia, pel migliore ordine dato all'opera dall'Autore".

Sempre il Casali, basandosi su una lettera indirizzata a Francesco Sansovino da Lodovico Dolce, attribuisce a quest'ultimo la versione in terzine delle risposte.

"Nel 1540 (e poi, di nuovo, nel 1550) [Francesco Marcolini] pubblica Le sorti intitulate giardino di pensieri, un'opera per molti aspetti simile al Triompho di Fortuna del Fanti. Anche qui siamo davanti a un libro/gioco, il cui uso prevede una combinazione di scelta (si sceglierà uno dei quesiti previsti, di cui 13 riservati agli uomini, 13 alle donne e 24 comuni agli uni e alle altre) e di caso (si pescherà da un mazzo di carte). Ogni giocatore viene così guidato per un percorso, fatto di parole e immagini, che lo condurrà al responso finale: una terzina, che è inserita, come si vedrà, entro una complessa trama di associazioni, concettuali e iconografiche. Il gioco produce dunque, anche qui, un testo, o meglio un frammento testuale variamente combinabile con altri; questo libro/gioco, si diceva, è anche il luogo di tutte le storie possibili. Ritroviamo dunque la topica paradossale, la compresenza di tesi contrarie […]. L'opera del Marcolini chiarisce bene il rapporto circolare, di riuso, che si instaura fra gioco e letteratura: i quesiti sull'amore e sulla donna sono da un lato legati all'antica tradizione dei "dubbi" e delle corti d'amore, d'altro lato sono gli stessi che, proprio in quegli anni, alimentano una letteratura destinata a notevole fortuna editoriale.

Le Sorti del Marcolini ci propongono anche una straordinaria galleria d'immagini: si potrebbe parlare di un dizionario iconologico che precede di decenni quello del Ripa, se non che le immagini del Marcolini non sono semplicemente accostate entro un ordine fisso e arbitrario (quale è appunto quello alfabetico), ma sono inserite, come si accennava, entro una trama di relazioni, che le rende pronte al gioco combinatorio. Così ad esempio il Matrimonio è rappresentato da una figura maschile con i piedi incatenati a un giogo, e associato con necessità, piacere, esperienza e pentimento; le immagini dei filosofi, inoltre, accompagnano le immagini dei concetti astratti, che corrispondono alle varie vicende, e situazioni della vita (alla Verità segue Polomone, al Matrimonio Ferecide, alla Vittoria Biante, e così via): una specie, dunque, di teatro della memoria, la cui struttura meriterebbe di essere studiata; l'influenza del Camillo era del resto molto viva nell'ambiente del Marcolini, fra i suoi più stretti collaboratori: l'Aretino, il Doni, come si diceva, ma bisognerà ricordare anche Sebastiano Serlio, delle cui Regole di architettura il Marcolini dà una splendida edizione.

Questo libro/gioco, si diceva, dispone ordinatamente nei luoghi delle sue pagine parole e immagini, che insieme ricordano e profetizzano, distillano la sapienza del passato per indicarci la nostra sorte. Indicativo il sottotitolo, "giardino di pensieri": i pensieri cui le parole e le immagini rinviano si dispongono e si combinano nelle pagine come i fiori in un giardino. è il vecchio modello dell'antologia, o del florilegio, che assume nuovo significato e complessità nell'ambito dell'esperienza cinquecentesca, in cui si coltiva sia l'arte raffinata dei giardini che il mito dell'ars combinatoria. Come ha mostrato Quondam, il "giardino del Marcolini", d'altra parte, era diventato due anni prima, nel Ragionamento delle corti dell'Aretino (1538), il luogo emblematico di un'esperienza letteraria libera dalla corte e dalla chiesa.

La dimensione dei sensi riposti, della logica combinatoria cui il gioco rinvia, sembra essere ben presente al Marcolini. Il lettore è infatti chiamato a diventarne consapevole – e complice – subito all'inizio del testo (e del gioco):

Questo libro – scrive il Marcolini – è fatto con tale arte, che per un medesimo punto si saprà diverse cose, ma tutte a risposta di quello che si vorrà sapere, et ancho per punto vario scontreranno le parole. Et di questo non se pigli maraviglia alcuno, percioché havendo io a mostrare l'artificio de la sorte, ho voluto che sì come gl'influssi celesti per ogni minimo spatio di tempo producono varii effetti, così etiandio in questa opera mia per lo frapporsi indugio in vedere la sorte del l'uno e quella de l'altro, quantunque si cavi lo istesso punto, vengano i versi variati, e che cavando punti diversi, scontrino i terzetti medesimi (p. 4).

Il libro/gioco, dunque, vuole riprodurre quel gioco di unità e varietà che caratterizza il modo di operare della sorte; le sue pagine suggeriscono percorsi che si incrociano pur partendo da luoghi diversi, o che non si incontrano mai pur partendo dallo stesso luogo. Il gioco dei tarocchi, avrebbe scritto a decenni di distanza il Tesauro, rappresenta le diverse condizioni, e i diversi desideri degli uomini, "quasi il giocatore impugnando un mazzo di carte habbia il mondo in pugno et il giocare metaforicamente altro non sia che mettere l'universo in confusione". Anche il Marcolini aveva associato il gioco alla possibilità, o all'illusione, di avere "il mondo in pugno": ma aveva sognato di costruirne una specie di doppio, piacevole e ingegnoso, capace di suggerire il modo di affrontare la sorte attraverso l'arte combinatoria delle parole e delle immagini, attraverso l'incanto della poesia e del disegno" (L. Bolzoni, La stanza della memoria. Modelli letterari e iconografici nell'età della stampa, Torino 1995, pp. 118-19).


"E' lo stesso Marcolini […] a dichiarare scopertamente in un passo dell'introduzione uno degli intenti della propria costruzione: egli ha voluto 'mostrare l'arteficio de la sorte', ha tentato cioè di costruire una macchina, profetica e ludica insieme, che, attraverso un vasto e complesso meccanismo combinatorio, fosse in grado di imitare giocosamente il modo in cui il destino (o, come ci viene detto, la serie de 'gl'influssi celesti') opera sul corso degli eventi umani. Dietro all'apparente intrico di tutti i percorsi possibili all'interno del libro, agisce un congegno architettato con la massima cura: Marcolini sembra voler attrarre l'attenzione del lettore sul fatto che questa riproduzione artificiale del modo di operare della sorte si basa su una struttura sapientemente progettata e perfettamente regolata. […] L'intricato labirinto di immagini, di vicende della vita e di situazioni morali, di percorsi dettati dal caso o dalla fortuna e di responsi etici, giocosi e assennati, che Marcolini rende il più possibile poliedrico e variegato, con un'operazione editoriale che mira a coinvolgere un largo spettro di pubblico, si apparenta nella memoria del lettore cinquecentesco anche a un altro esempio letterario, a un romanzo che all'altezza della prima comparsa delle Sorti, aveva già ottenuto uno tra i più straordinari successi di pubblico nella stampa del primo Cinquecento: l'Orlando furioso" (C. Rivoletti, L'uno e il molteplice: il sistema dei destini incrociati tra Ariosto, Marcolini e Calvino, in Studi per le "Sorti". Gioco, immagini, poesia oracolare a Venezia nel Cinquecento, a cura di P. Procaccioli, Treviso-Roma 2007, pp. 100 e 103).

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Bookseller
Chartaphilus - Libri antichi e rari IT (IT)
Bookseller's Inventory #
54
Title
["E chi non vede senza meraviglia l’opera di Francesco Marcolini da Forlì?" (G. Vasari, Vite de’ Pittori)]
Author
Marcolini Francesco
Book Condition
Used - Very Good+
Quantity Available
1
Publisher
Per Francesco Marcolino da Forlì
Place of Publication
Venezia
Date Published
luglio 1550
Weight
0.00 lbs
Keywords
Fortune-Telling Book Playing Cards

Terms of Sale

Chartaphilus - Libri antichi e rari

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Chartaphilus - Libri antichi e rari

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Italian Antiquarian book dealer since 1999, located in the hearth of Milan, specialized in Literature (XV-XX cent.), Incunabula and Early Printed books, Illustrated books, Theatre, Performing Arts, Gastronomy, Children's books.

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Vellum
Vellum is a sheet of specialty prepared skin of lamb, calf, or goat kid used for binding a book or for printing and writing. ...
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